4 marzo 2011

Meditate gente, meditate!


Pare facile! Credete che “meditare” significhi mettersi seduti a gambe incrociate su un tappetino, chiudere gli occhi come rappresentano le foto dei Grandi Maestri e che finisca lì, che tutto venga da sé?! Basta un “Om” e la mente si svuota, i pensieri scompaiono e voi avete concluso il vostro lavoro con tanto di plauso della “commissione divina”?! Eh, no, non funziona proprio così, purtroppo! Anzi, azzarderei, che è proprio nel momento esatto in cui chiudete gli occhi e decidete di rilassarvi che inizia la parte più difficile! Lunedì sono andata a seguire la lezione di Yoga, pronta e gasata per un'altra sfida con me stessa e per verificare quali progressi avessero fatto il mio corpo e la mia capacità di concentrazione. Al termine degli esercizi, mi aspettavo, come di consuetudine, i quindici minuti di rilassamento, quelli durante i quali mi rinfilo la felpa, imbraccio il mio plaid, mi copro e...chi si è visto, si è visto! Invece no! Il Maestro, appena rientrato da un corso di approfondimento, ci comunica che, questa volta, la lezione terminerà in maniera un pochino diversa, con due momenti di “Meditazione Zen”. Mmmm... “Meditazione Zen”...e chi ne ha mai sentito parlare?! Ci invita ad assumere una posizione comoda, che sia quella del mezzo loto (quello “intero” ancora non riesco a farlo), oppure in ginocchio appoggiati sui talloni. La mano destra, poggiata sul grembo col palmo verso l'alto, accoglie la sinistra ed i pollici si toccano... “Bene, spegniamo le luci, chiudete gli occhi...rilassatevi!”. Si, più o meno, come dire “Pronti? Via!”. Alla parola incriminata (rilassatevi) le mie spalle si contraggono, la mia fronte si aggrotta e mi assale l'imbarazzo, così socchiudo gli occhi, tentando di scrutare nella penombra cosa stia accadendo intorno a me. Tutti i miei compagni di corso seguono pedissequamente le istruzioni del Maestro e sembrano totalmente assorti in quel momento “mistico”; anche le persone più impensabili, quelli che nemmeno durante gli esercizi riescono a rimanere seri, sembrano essere piombati in uno stato di torpore quasi trascendente. Come al solito, invece, il mio cervello risponde agli input esattamente al contrario di come dovrebbe; così, anziché collaborare affinché svuoti la mente e riesca a cedere anche io a quello stato di benessere, l'infame apre la porta e lascia fluire tutti i pensieri, anche quelli più illogici ed inattesi (tipo “cosa mangerò stasera?!”, “chissà se mi ha telefonato qualcuno”...)! Insomma, devo concentrarmi! Provo a scacciare quelle immagini nefaste ed inutili e mi viene in mente che da qualche parte ho letto che, per rilassarsi, bisognerebbe concentrarsi sul proprio respiro. Ok, ci provo: inspiro ed immagino l'aria entrare nel mio naso ed attraversarmi tutto il corpo; espiro e caccio via tutte le tensioni ed i cattivi pensieri... Sembra funzionare! Si, ma peccato che duri solo 3 minuti (circa). Va bene, se non riesco nemmeno così, sono costretta a cambiare tecnica (intanto comincio a spazientirmi!). Su un libro di Thich Nhat Hanh lessi che, quando si inizia la meditazione, qualora intervengano dei pensieri a disturbarci, non bisogna allontanarli malamente, perché si correrebbe il rischio di renderli ancora più insistenti; pertanto è meglio “accoglierli”, osservarli con distacco e lasciarli fluire. Scompariranno piano, piano da soli. Ecco dov'era l'errore! Avevo sbagliato ad allontanare i pensieri, allora! Poverini loro, cattiva io: avrei solo dovuto lasciarli scorrere ed i bravi ragazzi avrebbero continuato la loro strada da soli lasciandomi finalmente in pace! Ma de' che! Come un vigile urbano, mi metto a dirigere il traffico, ma, più aspetto che transitino e più ne arrivano altri, sempre diversi...la mia mente spazia in un contesto senza capo né coda! A meno che il Maestro non si dimostri talmente clemente da concedermi un'altra ora di tempo per consentirmi (forse) di entrare in stato “meditativo”, mi sa che sarò costretta a trovare ancora un altro escamotage. Su, su Francesca, fra tutti questi pensieri, verrà pur fuori qualche idea brillante! (Sembrerebbe di no!). Mi concedo un altro minuto di tempo, giusto quello che mi serve a ricordarmi che, da qualche parte, c'era scritto che, per meditare, bisognasse chiudere gli occhi ed indirizzare le pupille verso il “terzo occhio” che “sarebbe” quello sulla fronte esattamente al centro delle sopracciglia. Decisa al tutto per tutto, mi autorizzo a sperimentare anche questo, sperando che, almeno stavolta, accada qualcosa. Sono sfinita! Più che rilassata, mi sento incaSSata (nera)! Dai occhietto bello, apriti, collabora, ti prego, non ce la faccio più! Ebbene, proprio nel momento in cui stavo per perdere ogni speranza, mentre mi immaginavo nell'atto di alzarmi di scatto e mettere il triangolo a terra per segnalare “auto in avaria”, qualcosa succede! Posso spiegarvi poco, purtroppo, perché appena mi sono accorta del “cambiamento”, sono “rientrata in me” e mi sono tesa di nuovo come la corda in un arco. Mi sa che ho avuto paura. Ho avvertito come la sensazione di perdere i sensi, ma non stavo svenendo. E' come se stessi perdendo il controllo su di me e, probabilmente, era proprio quello che sarebbe dovuto succedere. Ma mi sono spaventata. Analizzando la situazione senza coinvolgimenti, mi rendo conto che questa mia incapacità di “lasciarmi andare” sia dovuta alla necessità di mantenere sempre tutto sotto controllo, caratteristica che contraddistingue buona parte della mia vita privata. Ho sempre come l'impressione che, se mi rilasso, se mi distraggo per qualche secondo, possa sfuggirmi di mano la situazione ed io possa perdere il comando della mia vita. Devo essere vigile, devo sorvegliare che nessuno entri e che nessuno esca senza il mio permesso. “Autocontrollo”, “disciplina”, “freno”, “regole”, sono le parole che utilizzo più comunemente e che, mi rendo conto, non mi stanno giovando molto, se mi sento in uno stato di costante allerta! Credo che la lezione di questa settimana sarà quella di lavorarci un po' su. Nel frattempo, seguirò il consiglio del Maestro, che ci ha detto di ripetere la meditazione anche da soli, a casa, perché questa pratica ascetica richiede anche molto allenamento. Sarà così. A proposito, non è che la meditazione fosse finita, dopo i primi quindici minuti di fiasco totale! Il Maestro ci ha proposto di meditare in coppia e, questa volta, mi è riuscita un poco meglio. Ma ve la racconterò in un altro momento, adesso devo andare...a meditare?! No a mangiare! Mi mor' 'e famm'!

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