15 marzo 2011

Il riposo del Buddha

Ebbene lo confesso: mi stavo davvero addormentando! Già ero arrivata stanca a lezione a causa del sonno breve e tormentato della notte precedente, poi gli esercizi hanno contribuito alla restante parte. Non è mica semplice controllare la respirazione, eseguire correttamente le posizioni e restare concentrati su se stessi, il tutto contemporaneamente! Io, fino ad ora, a stento riuscivo a coordinare la mano destra con quella sinistra! Figuriamoci raccordare sincronicamente testa, spalle, mani, torace, bacino, gambe e piedi. Perché lo yoga ti chiede di diventare un tutt'uno: l'inclinazione di ogni singola parte del corpo è studiata affinché corrisponda armonicamente a tutte le altre, per cui è tutto un gioco di bilanciamento e di postura e se sbagli...squalificato! Oddio, non proprio: il Maestro continua a ripeterci che di primaria importanza resta sempre la respirazione, perché inspirare ed espirare profondamente, lentamente ed in maniera modulata ti consente di trasmettere ossigeno a tutti i muscoli, facendoli lavorare meglio, rilassa il corpo e ti permette movimenti più agevoli. Ma vuoi mettere la soddisfazione che provi quando riesci anche ad eseguire correttamente le posizioni? Un trionfo! Senti proprio che il tuo corpo e la tua mente stanno lavorando insieme e la sensazione più piacevole che provi (o, almeno, che provo io) è che quei movimenti rappresentino una specie di “ossequio” alla divinità ed a tutti gli elementi della natura. Direi che lo yoga costituisca una sorta di ringraziamento e di implorazione. Si intuisce già dal modo in cui sistemi le mani: giunte a mo' di preghiera, o, in altri casi, aperte e protese verso l'altro, come un'invocazione di luce. Fantastico. Avverti proprio l'energia che dalle punte delle dita ti scorre lungo tutto il corpo. Calore che si propaga attraverso gli arti; provi stanchezza, ma non puoi interrompere la “preghiera”, così perseveri nel tuo “sacrificio”, sapendo che esso genererà nuova energia. Molto poetico, vero? Si, ma vedete che lo yoga richiede anche una notevole resistenza fisica, al di là di ciò che possiate immaginare. Per prima cosa, ci vuole un buon equilibrio e, si sa, abbiamo già difficoltà a restare equilibrati nella vita, figuriamoci a mantenerci stabili in una posizione, non sempre agevole, per un minuto e mezzo. Ma, d'altronde, il nostro corpo non fa altro che riflettere ciò che serbiamo nella nostra anima: pertanto, se siamo persone poco equilibrate nella realtà quotidiana, lo saremo ancora di meno durante un esercizio di yoga. La parte più difficile, poi, viene quando tenti di chiudere gli occhi: pensi di essere padrone della posizione, ritieni di aver raggiunto una certa sicurezza, socchiudi le palpebre...le chiudi...tempo due secondi e, se non capitomboli a terra, poco ci manca! Tentare di rimanere immobili, senza mantenere un punto di riferimento visivo, diventa davvero improponibile all'inizio. E' più o meno come cercare di mantenere il controllo, lasciandosi andare. Sembrerebbe un controsenso. Eppure, il Maestro ci riesce, quindi vuol dire che è possibile. Forse è proprio quello il compiacimento più grande: essere presenti a se stessi riuscendo, tuttavia, ad abbandonarsi ai sensi. Insomma, la lezione mi sta affaticando più del solito. Reprimo qualche sbadiglio. Fino a che, nemmeno mi avesse letto nel pensiero, il Maestro asserisce che sbadigliare è un ottimo segnale, vuol dire che ci stiamo rilassando. Ah, beh, allora sono a cavallo! Appresa la (buona) notizia, tolgo il freno e manifesto tutta la mia “rilassatezza” (con educazione). Continuando: dopo una serie di numeri da equilibrista in tensione sulle punte dei piedi, una successione di torsioni del busto su una gamba sola, modello “fenicottero primavera/estate 2011” (non avrei mai immaginato che il mio corpo potesse riuscire a diventare tanto duttile!), il Maestro ci invita a sederci e ad assumere la posizione del “riposo del Buddha”. Goduria, finalmente inizia il defaticamento! Questa “asana” mi è sconosciuta, ma nel momento in cui il Maestro ce la rappresenta, mi rendo immediatamente conto che mi è piuttosto familiare: stesi su un lato, un braccio poggiato lungo la gamba con le dita rivolte verso i piedi, l'altro braccio sorregge il capo con la mano all'altezza dell'orecchio. Praticamente la stessa che assumo sul divano quando guardo la televisione. Sono espertissima! Restiamo qualche minuto su un lato... “Adesso giratevi dall'altra parte...e chiudete gli occhi...” Un po' di meritato riposo. Mi rendo conto che sto per addormentarmi quando il Maestro richiama la nostra attenzione sulla posizione della pinza. Esco proprio da uno stato di trance: altri due minuti e sarei caduta in stato catalettico, tendente al comatoso. Caro Maestro, hai parlato di “riposo”?! Ed il mio cervello ti ha preso in parola! Per qualche minuto ha posizionato la levetta su “stand by”. Comunque devo ammettere che ha funzionato. Mi sono goduta i successivi quindici minuti di rilassamento, dai quali sono uscita tutta intorpidita (se avessi avuto un sacco a pelo avrei trascorso volentieri la notte lì!); ma, strano a dirsi, nonostante la sensazione di spossatezza con la quale avevo varcato la soglia della palestra e l'impegno degli esercizi, sono tornata a casa energica e rigenerata. Credo che stavolta abbia lavorato il corpo e si sia riposata la mente. Che stia cominciando a lasciarmi andare!?

2 commenti:

  1. dopo i discorsi fatti oggi..ho letto la tua pagina con estrema attenzione...mi sembrava di stare lì con te..che bello dev'essere fare yoga!apprendi apprendi così avrò una fonte da cui attingere... notte lully cara ;)

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  2. Certo, cara, attingi pure! Spero solo di non generarti ulteriore confusione. Ad ogni modo, giacché ti sento così bramosa di "conoscenza", il mio consiglio è di "ascoltarti" e di decidere da che parte iniziare. Un passo alla volta, ogni cosa vuole il suo tempo... Un abbraccio (di luce)

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